Qualche Riflessione

Campo S. Margherita. Venezia

Viaggiare è esperienza ! Chi vende viaggi vende una esperienza, una emozione. 

Chi viaggia – se sa guardarsi attorno – arricchisce il suo spirito, allarga i suoi orizzonti…… 

Dici :….. banale !!! No, invece non lo è ! e lo dimostra quanta differenza possa esserci tra il vivere velocemente in superficie piuttosto che in profondità, accontentandosi di vedere senza guardare e di sentire senza ascoltare.

Ci sono nel mondo tanti posti magici, che ci fanno vivere esperienze spirituali esclusive che arricchiscono immensamente l’anima e di sicuro Venezia è uno di questi. E anche questa ci potrebbe suonare come frase banale e scontata, ma se riuscissimo a vivere sul serio questa città, potremmo capire quanto questa affermazione sia reale e quanto rappresenti una realtà inconfutabile. 

Dopo sei mesi di paura dell’acqua e del virus, Venezia è qui davanti ai nostri occhi muta e luminosa, ma pronta a rinascere e a trovare internamente a se stessa il vigore per rispondere e sopravvivere, come sempre ha saputo…….. anche quando tutto sembrava perduto!

Ritrovare o scoprire per la prima volta – ma davvero – Venezia, sarà un’avventura dello spirito, dalla quale ognuno tornerà inevitabilmente cambiato perché avrà scoperto qualcosa di sé che non conosceva

In una recente intervista il Maestro Ludovico De Luigi, pittore e artista eclettico veneziano, fondatore del movimento “svedutista” racconta così la sua Venezia:

Di fronte ai disastri Venezia è inerme, ma è un esempio : è immutabile nonostante tutti gli eventi traumatici che l’hanno violata e dunque ripartirà, come sempre è accaduto e se ricominceremo ad amarla si riempirà da sola. Il silenzio svela l’immortalità di questa città, la più umana al mondo, capace di conservare i veri valori, come quelli spirituali che danno il significato all’esistenza. Il nuovo Rinascimento di Venezia la rivedrà bella e fiorente come prima e sarà curioso capire come sarà sopravvissuta, ancora una volta. Il segreto è che Venezia è la testimonianza stessa dell’amore, in forma di città: se uno non ha mai conosciuto l’amore deve venire qui, dove camminare significa visitare, sempre, i luoghi più reconditi del cuore”.

Venezia è una esclusività, una meta di nicchia a misura d’uomo dove la vita scorre a piedi, lenta come il morbido sciacquìo dei suoi canali o lo scivolare dolce sull’acqua delle sue gondole, ma sempre viva e orgogliosa di se stessa e delle sue meraviglie, potrebbe essere il modello per salvare la vita sulla terra e val ben la pena di provarlo !

Concordo con un grande  famosissimo imprenditore  veneziano (perchè davvero succedeva  esattamente anche a me) che ha affermato “Quando ero bambino percepivo la città come una casa, le calli erano i corridoi e i campi i salotti, si viveva ovunque e insieme “ perchè è proprio così: questa strana irripetibile città ti permette di seguire la tua fantasia senza sentirti ridicolo…… ti può portare fuori del tempo…… puoi immaginarti – ad una qualsiasi svolta di calle – di incrociare qualche splendida cortigiana o qualche “ zentilomo in camisiola, braghesse e velada” soprattutto all’imbrunire, quando Venezia si veste di rosa!

Ecco…ma per godere e vivere questa esperienza di “campo base per chi vuol vedere e capire il mondo” è necessario abbandonarsi a Lei, lasciarsi andare ed ascoltare il suo respiro con attenzione, senza fretta….. rinunciando magari a qualche meta eccessivamente turistica che saremmo costretti a vedere di sfuggita e che non ci lascerebbe alcuna emozione degna di essere ricordata e preferire il bighellonare tra calli e campielli, il soffermarsi davanti a qualche scorcio dando tempo ai nostri occhi ed alla nostra mente di esaminarne i particolari, senza interporre affannosamente l’obiettivo della fotocamera o del telefonino.

E scegliere di vivere per qualche giorno per le nostre vacanze o magari anche per svolgere il nostro lavoro per qualche periodo  in una casa  – piuttosto che in una stanza di albergo, per quanto essa possa essere bella e confortevole – potrebbe aiutarci in questo intento, perchè ci darebbe modo di immergerci molto di più nella vita locale, mescolandoci alle persone del posto penetrando in maniera privilegiata nella mentalità e nella cultura di questa incredibile città, nel tentativo di coglierne la vera, originaria identità: una sfida interessante per arricchire ed allargare enormemente il nostro orizzonte !

Residenza Sara offre la comodità di trasferirsi  – in un attimo – dal brulicare della vita di tutti i giorni all’intimità di una vera dimora, totalmente attrezzata per tutte le necessità, come una vera abitazione dove potersi sentire a proprio agio, come a casa  propria e rilassarsi con qualche buona lettura o ascoltare musica ripercorrendo con la mente la giornata trascorsa e programmare la prossima.

……….. vi aspettiamo, sarete i benvenuti !!!

Sara

LA SCUOLA GRANDE DEI CARMINI

A pochi passi da Residenza Sara, all’angolo tra campo Santa Margherita e campo dei Carmini si trova la Scuola Grande dei Carmini, l’ultima delle otto Scuole Grandi esistenti in Venezia alla caduta della Repubblica, riconosciuta come “ scola magna” dal Consiglio dei Dieci nel 1767.

Fondata nel 1594 la Scuola, cui erano iscritti laici e cittadini non nobili, oltre alla mutua solidarietà fra gli iscritti, perseguì finalità di devozione e carità che consistevano nel dare sostegno religioso, distribuire elemosine a poveri e ammalati e fornire di dote le ragazze per il matrimonio o per il convento. A differenza delle altre più antiche Scuole veneziane, ammetteva esplicitamente le donne tra i suoi membri.

Facciata esterna tardo-barocca in candida pietra d’Istria e assolutamente interessante l’interno dell’edificio che conserva opere di G.B. Tiepolo (video dedicato su YouTube), G.B. Piazzetta, Alessandro Varotari Padovanino, Giovanni e Nicolò Bambini e molti altri. Le sale interne della Scuola hanno conservato per intero l’antico originale arredo, costituito da importanti dipinti ad olio, da ricchi soffitti in stucco e da originali dossali lignei intagliati.

La Scuola continua la sua attività ancora oggi, essendo sede di iniziative culturali, oltre che sede museale di rilievo.

Sono previsti numerosi eventi e un ricco programma musicale giunto ormai quest’anno alla sua XVI Stagione (maggiori dettagli alla biglietteria della Scuola) 

INFO TICKETS:   +39.347.91.22.450

– tutti i giorni: orario 11.00 – 17.00

– giorno dello spettacolo: orario 11.00 – 21.00

Prevendita on line www.musicainmaschera.it

Gentile cliente, a causa dell’emergenza epidemiologica COVID 19, l’offerta di tutti gli eventi in programma è stata al momento sospesa e rinviata a data da destinarsi.

Per eventuali informazioni, La invitiamo pertanto a contattare l’ufficio telefonicamente o tramite indirizzo e-mail sopraindicato. 

La ringraziamo per la collaborazione.

LE COLONNE DI PIAZZETTA SAN MARCO

A Venezia centro storico, in Piazzetta San Marco, si ergono due colonne in marmo e granito rosa e grigio che sembrano simboleggiare la porta della maestosa Piazza. Alla base delle colonne sono scolpiti i Mestieri e sopra i capitelli – in tipico stile veneto-bizantino – sono presenti le statue del Leone alato, simbolo della Serenissima e di San Teodoro, primo santo protettore della città , raffigurato nell’atto di uccidere il drago

C’ è un curioso episodio tra la storia e la leggenda che fa risalire addirittura al 1172 la prima casa da gioco pubblica  o meglio piazza da gioco della Repubblica Serenissima

Nelle cronache troviamo che fu Nicola Staratonio – soprannominato Barattiero – il primo a tenere un banco dove si poteva liberamente giocare a dadi e a carte, posto tra le due colonne della Piazzetta di San Marco, beneficio che gli fu concesso eccezionalmente dalla Serenissima perchè riuscì ad innalzare le due enormi splendide colonne di Marco e Todaro. Nella seconda metà del XII secolo, i veneziani, dopo l’ ennesimo scontro in Oriente, rientrarono in Laguna con tre colonne come bottino di guerra che furono trasportate da Costantinopoli. Durante lo sbarco però una colonna cadde malauguratamente in acqua  (nel 1517 ed ancora nel 1809 si diede opera nel ricercarla, ma senza effetto) e non fu più possibile recuperarla, mentre le altre due rimasero a terra per anni perchè nessuno sapeva come metterle in piedi. 

Solo nel 1172, l’Arch Nicola Staratonio – appunto – ingegnoso costruttore del primo ponte di Rialto in legno, riuscì a trovare il modo di sollevare le due colonne; le fece legare con grosse corde bagnate che asciugandosi si tendevano, tirandole verso l’alto, anche se di pochi centimetri, quindi sotto le colonne venivano inseriti mano a mano dei sacchi di sabbia, per poi bagnare nuovamente le corde fino a innalzamento concluso

È noto che in passato — nella zona tra le due colonne — avvenissero esecuzioni capitali, tanto che tutt’oggi, per superstizione, i veneziani cercano di evitare di attraversare quello spiazzo.

…….A DUE PASSI PIU’ IN LA’ DI PALAZZO DUCALE

Incredibilmente a Venezia sono più di 500gli spazi verdi tra giardini e giardinetti, storici e privati, orti, parchi pubblici, spesso patrimoni di antichi palazzi patrizi o strutture monastiche.

Grazie ad un imponente progetto di restauro durato ben 5 anni e conclusosi a dicembre del 2019 che ha permesso di eliminare le cause del degrado e contemporaneamente di restituire a questo spazio pubblico la sua originale dignità e bellezza, Venezia ha ritrovato un altro dei suoi gioielli, a due passi da Piazza San Marco: gli antichi Giardini Reali. 

Un posto magicamente armonioso, nel cuore di Venezia dove potersi appartare per godere ed interiorizzare le sensazioni che questa città riesce sempre a regalarci, per leggere, ascoltare, riflettere e che si svolge su una superficie di ben 5000 mq circondata dall’acqua.

Questa area – chiamata “Molo”- sorse nel XIII secolo in quanto si volle ampliare verso la laguna la Piazzetta ove sono poste le due splendide famose colonne di granito ( vedi articolo a parte): l’una sormontata da un leone alato di bronzo ( simbolo di San Marco, Patrono e di Venezia stessa) e l’altra dalla statua di San Teodoro con lo scudo nella destra (ad indicare che i veneziani tendono a difendersi, e non ad offendere). Questa zona fu sede di un’intensa attività economica e vi sorsero – nel corso dei secoli – le attività più diverse : alcuni serragli per le belve, squeri o cantieri dove venivano costruite galee, nel XIV secolo vi furono collocati i pubblici granai detti di San Marco e anche le Prigioni, il   Magistrato della Sanità, quello delle Legne, il Fondaco della Farina e le Beccherie. Ad una estremità del Molo esattamente sotto la Zecca, si svolgeva anche il mercato del pesce e da questo particolare, il nome del ponte che dava accesso ai giardini Reali : “ Ponte della Pescheria”.

I Giardini, come li vediamo noi oggi hanno un’origine relativamente recente e risalgono al primo ventennio del XIX secolo, durante la dominazione napoleonica. 

Per far spazio a questo progetto, che doveva gratificare l’ambizione del viceré d’Italia Eugenio Beauharnais che desiderava ampliare la propria residenza ed arricchirla ulteriormente con la presenza di un prestigioso giardino affacciato sul Bacino di San Marco, si procedette all’abbattimento della chiesa di San Geminiano – luogo sacro molto antico riedificato in epoca rinascimentale ad opera del famoso architetto Jacopo Sansovino – degli squeri e dell’edificio gotico dei Granai di Terra Nova. In questa area troverà quindi posto un allungamento delle Procuratie Nuove e l’Ala Napoleonica: un prestigioso palazzo caratterizzato da un imponente scalone d’accesso e un meraviglioso salone per i balli e le feste, che avrebbe dovuto essere destinato a residenza dei nuovi regnanti ( oggi Museo Correr)

Il giardino venne concepito secondo il classico disegno all’italiana, elegante, contornato da bassi muretti e cancellate, orientato verso il sole e ritmato dal susseguirsi di una serie di elementi decorativi: i limiti verso la laguna furono delineati, già nei primi anni, dalle costruzioni di una serra e, sul lato opposto, di un elegante Padiglione del Caffè e un ponte levatoio sul rio della Zecca che fu realizzato per collegare gli spazi verdi direttamente alle Procuratie, al fine di permetterne l’uso come giardino di palazzo con passeggiata sull’acqua. 

Ora, sono quindi stati recuperati all’antica raffinatezza e alla loro originale funzione:

Il lungo pergolato di epoca austriaca in ghisa, che si estende per una serie di ventitré campate di tre metri l’una, che donava refrigerio a chi vi passava sotto,

Il Padiglione del Caffè, elegante struttura neoclassica a pianta circolare in pietra d’Istria  e la piccola serra (che accoglie la collezione di piante in vaso) progettate entrambe dall’architetto Lorenzo Santi nei primi anni dell’Ottocento. Numerose nuove piante sono state ora messe a dimora: 22 alberi di alto fusto, 832 arbusti, 6.560 erbacee, 3.150 bulbose68 rampicanti.

Il ponte levatoio sul rio della Zecca, realizzato alla nascita dei giardini Reali, e di cui è stato mantenuto il meccanismo storico di apertura e di chiusura.

La cancellata verso la fondamenta, che si estende per 100 metri circa.