
Incredibilmente a Venezia sono più di 500gli spazi verdi tra giardini e giardinetti, storici e privati, orti, parchi pubblici, spesso patrimoni di antichi palazzi patrizi o strutture monastiche.
Grazie ad un imponente progetto di restauro durato ben 5 anni e conclusosi a dicembre del 2019 che ha permesso di eliminare le cause del degrado e contemporaneamente di restituire a questo spazio pubblico la sua originale dignità e bellezza, Venezia ha ritrovato un altro dei suoi gioielli, a due passi da Piazza San Marco: gli antichi Giardini Reali.
Un posto magicamente armonioso, nel cuore di Venezia dove potersi appartare per godere ed interiorizzare le sensazioni che questa città riesce sempre a regalarci, per leggere, ascoltare, riflettere e che si svolge su una superficie di ben 5000 mq circondata dall’acqua.
Questa area – chiamata “Molo”- sorse nel XIII secolo in quanto si volle ampliare verso la laguna la Piazzetta ove sono poste le due splendide famose colonne di granito ( vedi articolo a parte): l’una sormontata da un leone alato di bronzo ( simbolo di San Marco, Patrono e di Venezia stessa) e l’altra dalla statua di San Teodoro con lo scudo nella destra (ad indicare che i veneziani tendono a difendersi, e non ad offendere). Questa zona fu sede di un’intensa attività economica e vi sorsero – nel corso dei secoli – le attività più diverse : alcuni serragli per le belve, squeri o cantieri dove venivano costruite galee, nel XIV secolo vi furono collocati i pubblici granai detti di San Marco e anche le Prigioni, il Magistrato della Sanità, quello delle Legne, il Fondaco della Farina e le Beccherie. Ad una estremità del Molo esattamente sotto la Zecca, si svolgeva anche il mercato del pesce e da questo particolare, il nome del ponte che dava accesso ai giardini Reali : “ Ponte della Pescheria”.
I Giardini, come li vediamo noi oggi hanno un’origine relativamente recente e risalgono al primo ventennio del XIX secolo, durante la dominazione napoleonica.
Per far spazio a questo progetto, che doveva gratificare l’ambizione del viceré d’Italia Eugenio Beauharnais che desiderava ampliare la propria residenza ed arricchirla ulteriormente con la presenza di un prestigioso giardino affacciato sul Bacino di San Marco, si procedette all’abbattimento della chiesa di San Geminiano – luogo sacro molto antico riedificato in epoca rinascimentale ad opera del famoso architetto Jacopo Sansovino – degli squeri e dell’edificio gotico dei Granai di Terra Nova. In questa area troverà quindi posto un allungamento delle Procuratie Nuove e l’Ala Napoleonica: un prestigioso palazzo caratterizzato da un imponente scalone d’accesso e un meraviglioso salone per i balli e le feste, che avrebbe dovuto essere destinato a residenza dei nuovi regnanti ( oggi Museo Correr)
Il giardino venne concepito secondo il classico disegno all’italiana, elegante, contornato da bassi muretti e cancellate, orientato verso il sole e ritmato dal susseguirsi di una serie di elementi decorativi: i limiti verso la laguna furono delineati, già nei primi anni, dalle costruzioni di una serra e, sul lato opposto, di un elegante Padiglione del Caffè e un ponte levatoio sul rio della Zecca che fu realizzato per collegare gli spazi verdi direttamente alle Procuratie, al fine di permetterne l’uso come giardino di palazzo con passeggiata sull’acqua.
Ora, sono quindi stati recuperati all’antica raffinatezza e alla loro originale funzione:
Il lungo pergolato di epoca austriaca in ghisa, che si estende per una serie di ventitré campate di tre metri l’una, che donava refrigerio a chi vi passava sotto,
Il Padiglione del Caffè, elegante struttura neoclassica a pianta circolare in pietra d’Istria e la piccola serra (che accoglie la collezione di piante in vaso) progettate entrambe dall’architetto Lorenzo Santi nei primi anni dell’Ottocento. Numerose nuove piante sono state ora messe a dimora: 22 alberi di alto fusto, 832 arbusti, 6.560 erbacee, 3.150 bulbose e 68 rampicanti.
Il ponte levatoio sul rio della Zecca, realizzato alla nascita dei giardini Reali, e di cui è stato mantenuto il meccanismo storico di apertura e di chiusura.
La cancellata verso la fondamenta, che si estende per 100 metri circa.